In Italia le centrali nucleari sono da lungo tempo inerti dopo il referendum, ma in Europa sono molti i paesi che utilizzano l'energia nucleare. Un approfondimento sull’argomento è utile per comprendere l'impatto sulla salute e sull'ambiente e la diffusione delle centrali nucleari in Italia e nel mondo, per aggiornarsi su quest’attualissimo problema tanto discusso e controverso.
La produzione dell’energia elettrica utilizzando il nucleare ha inizio negli anni 50. Dopo un primo momento di generale entusiasmo per la nuova fonte di energia che sembrava potesse affrancarci dalla dipendenza del petrolio e che consentì una massiccia diffusione, prima negli USA e poi in Europa, si è avuto un progressivo rallentamento dell’installazione di questi impianti fondamentalmente per due motivi:
La presa di coscienza generalizzata dei problemi di stoccaggio delle scorie nucleari radioattive (tempi di decadimento del migliaio di anni);
Il pericolo di catastrofici incidenti che, se pure divenuto basso nei moderni impianti, non è mai nullo.
Il disastro di Chernobyl nel 1986 ha indotto molti paesi a rallentare o a bloccare del tutto i programmi nucleari. In Italia in seguito a tale catastrofe si indisse un referendum che bandì definitivamente le centrali nucleari. Per effetto di tale referendum gli impianti nucleari presenti sul nostro territorio, centrale di Latina, centrale del Garigliano, centrale di Trino Vercellese, centrale di Carso, furono spente e qualcuna addirittura prima di entrare realmente in funzione.
In Europa la situazione è alquanto diversa, negli otto paesi membri della comunità le centrali nucleari attive sono 150 e nei nuovi stati membri esistono altri 68 impianti. Tali reattori sono anche quelli a più alto rischio di incidente poiché utilizzano tecnologie della vecchia URSS e pertanto obsolete e con standard di sicurezza molto al di sotto di quelli europei. La speranza per il futuro è la costruzione di centrali nucleari a fusione controllata che consentirebbero scorie meno pericolose (decadimento della decina di anni) e percentuali di rischio incidenti bassissime. Un progetto congiunto USA UE Giappone prevede l’apertura di una tale centrale per il 2030.
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