Nella articolo una mappa dei termovalorizzatori attualmente in funzione in Italia e qualche cenno sulle problematiche a loro connessi e le divisioni (talvolta anche aspre)) che hanno generato nell'opinione pubblica. Un termovalorizzatore è un impianto industriale la cui principale funzione è lo smaltimento dei rifiuti mediante incenerimento a cui è associato un sistema di recupero del calore sviluppato nella combustione. Calore che viene utilizzato per generare vapore d'acqua. Il vapor d'acqua può essere poi impiegato o per muovere delle turbine e produrre energia elettrica o per il "Teleriscaldamento". Va detto in maniera esplicita che definire un tale apparato "Termovalorizzatore" non è, dal punto di vista strettamente teorico, corretto anche se ormai il termine è largamente utilizzato nel linguaggio comune. Innanzitutto il rendimento di un tale impianto è estremamente basso di gran lunga inferiore a qualsiasi centrale termoelettrica anche la più obsoleta. Inoltre l'intero ciclo di trattamento dei rifiuti mediante termovalorizzazione, dalla raccolta allo smaltimento dei prodotti di combustione, richiede più energia di quanta ne sarebbe necessaria se il rifiuto fosse "valorizzato" con riuso e riciclo ossia con una corretta gestione dell'intera filiera dei rifiuti. Il termovsalorizzatore è pertanto solo un sistema di smaltimento un gradino al di sopra del semplice conferimento in discarica. Un termovsalorizzatore è costituito in sostanza da un enorme forno (anche se costruito con tecnologie estremamente avanzate) in cui vene incenerita la spazzatura. I rifiuti possono essere immessi nell'inceneritore così come sono stati raccolti oppure previo trattamento preliminare che ne elimini la frazione umida da destinare a compost, gli inerti (materiale derivante da ristrutturazione dell'edilizia ) ed i prodotti riciclabili. La differenza tra i due metodi va ad influenzare il potere calorifico del combustibile. La frazione umida infatti lo abbassa sensibilmente tanto da rendere spesso necessario l'utilizzo di metano per integrazione della combustione. I fumi della combustione prima di essere avviati al camino che li porta all'esterno passano attraverso vari scambiatori per recuperare al massimo il calore che trasportano ed attraverso un complesso sistema di filtraggio per abbattere gli inquinanti. Le ceneri che costituiscono il 10% in volume e il 30% in peso dei rifiuti trattati uniti ai prodotti trattenuti dai filtri sono tossici ed inquinanti e come tali vanno trattati e smaltiti. Il maggior problema degli inquinanti rilasciati dalle emissioni dei termovalorizzatori è costituito dalle polveri sottili o nano particelle (prodotti solidi incombusti il cui diametro è inferiore ai 2/3 nano metri) che non si riesce a trattenere col filtraggio. In Italia la quantità di rifiuti trattata negli inceneritori/termovalorizzatori pur essendo prossima alle percentuali comunitarie è poco più del 10% della produzione totale ed è pari a circa 3,5 milioni di tonnellate annue. I termovalorizzatori/inceneritori presenti sul territorio nazionale son più di 50 e la maggior parte di essi è dislocata nelle regioni del Nord e del Centro. L'impianto di Brescia con la possibilità di poter trattare circa 800.000 tonnellate di rifiuti l'anno è uno dei più grandi se non il più grande d'Europa e nonostante alcune procedure di infrazione mosse dalla UE è stato designato da un apposito comitato tecnico scientifico (Waste-to-Energy Research andò Technology Council) come il miglior impianto al mondo. Purtroppo, però, non sempre la situazione è così rosea. A Terni l'inceneritore ristrutturato alla fine degli anni 90) è stato sequestrato dalla magistratura perché la società che lo gestisce ha ripetutamente occultato emissioni nocive sia gassose che nelle acque di scarico con presenza di metalli pesanti come mercurio e cadmio ed addirittura con tracce di radioattività provenienti da trattamento di rifiuti speciali ospedalieri e non. Per analoghi motivi motivi sono stati chiusi quelli di Colleferro e di Brindisi dove si ipotizza che sono stati anche manomessi gli apparati di controllo. Quello di Acerra in Campania da poco entrato in funzione è stato ed è tuttora al centro di una intricata vicenda giudiziaria di appalti e di mancata vigilanza da parte del locale governo regionale sul buon andamento degli stessi sfociata con la drammatica emergenza rifiuti che ha bloccato per mesi il territorio. La situazione è pertanto strangolata da un micidiale mix dovuto all'intreccio di truffaldina ed inefficiente gestione della cosa pubblica ed infiltrazioni di criminalità organizzata. Tutto ciò si unisce alla mancanza di un progetto unitario nazionale condiviso, alla litigiosità delle opposte fazioni ed alla scarsa trasparenza in materia. In tale situazione le comunità locali hanno ogni motivo per essere sospettose nei confronti di tali tecnologie ed avversarle con decisione. Approfondimenti su: Termovalorizzatori in italia in energia Ambiente.