Esiste una correlazione tra inceneritori ed aumento delle patologie cancerose e tumorali?
La domanda è obbligatoria più che legittima ma non esiste purtroppo una risposta semplice o quantomeno non ha una risposta universalmente accettata.
Da una parte vi sono ambientalisti, parte del mondo accademico e fondamentalmente i medici di base che sostengono a spada tratta che non solo vi è una stretta relazione ma che anzi gli inceneritori sono una vera e propria fabbrica di tumori.
Dall'altra parte le organizzazioni governative e parte del mondo industriale supportate da una consistente nucleo di accademici sostengono che i moderni inceneritori non solo non costituiscono alcun alcun rischio per le popolazioni ma anzi sono un'opportunità economica che consente di ricavare energia e quindi soldi dalla "mondezza". Non molto tempo fa, ad esempio, c'è stato, a sostegno di tale tesi, l'intervento del Professor Umberto Veronesi direttore dell'Istituto Europeo di Oncologia che, in un programma RAI di grande ascolto: "Che tempo che fa", a domanda precisa del conduttore ha risposto che il rischio di patologie tumorali per coloro che abitano a ridosso di un moderno inceneritore è zero.
Gli inceneritori non distruggono, ma trasformano.
Proviamo, se è possibile, a districarci tra le opposte fazioni ed a fornire qualche notizia che faccia chiarezza in materia e che non sia confutabile.
Innanzi tutto chiariamo un concetto essenziale. L'incenerimento non distrugge il rifiuto ma semplicemente lo trasforma rendendolo poco visibile ai nostri occhi. Vale, infatti, il principio di Lavoisier per cui in una reazione chimica (come è l'incenerimento) la massa dei reagenti è uguale alla massa dei prodotti.
Poiché negli inceneritori avvengono delle complesse reazioni, alcune delle quali necessarie per l'abbattimento degli inquinanti, bisogna introdurre insieme ai rifiuti altri componenti che ritroveremo in uscita. Alla fine, pertanto, da una tonnellata di rifiuti otterremo circa 250 kg tra inerti vetrificati e ceneri solide, circa 30 kg di ceneri volanti (altamente inquinanti raccolte nei sistemi di filtraggio), circa 700 kg di acqua sporca da trattare (serve ad abbattere le polveri), una 20 di Kg di prodotti vari da trattare come rifiuti tossici ed una tonnellata di fumi che sfugge dal camino. In definitiva quindi incenerendo una tonnellata di rifiuti abbiamo ottenuto il doppio di prodotti anche se non tutti visibili.
I prodotti degli inceneritori.
Occupiamoci più dettagliatamente di questi prodotti della combustione e cerchiamo di capire se fra loro ve ne sono di pericolosi per la salute dell'uomo. Le categorie di effluenti ritenute pericolose sono sostanzialmente tre: le diossine, i metalli pesanti, il particolato fine.
Le diossine sono composti organici costituiti da gruppi benzenici condensati che recano atomi di ossigeno e di cloro. Tra i circa 200 composti che costituiscono la famiglia delle diossine le più nocive sono le dibenzodiossine policlorurate palesemente cancerogene. Questi prodotti che si generano principalmente per combustione della plastica si ottengono con temperature comprese tra 200 e 400°C. A temperature più elevate la reazione che le genera per motivi termodinamici si inibisce. Il limite imposto dalla Comunità Europea per le concentrazione di Diossina nei fumi al camino è 0,00000001grammi/metro cubo di fumi. Tale limite sembra ragionevolmente basso. Tuttavia le diossine hanno una proprietà che le rende particolarmente insidiose. Sono molecole pesanti per cui trasportate dai fumi dopo poco ricadono al suolo e passano nella catena alimentare. Altra pericolosa caratteristica è che si accumulano nei grassi degli animali e degli uomini e qui persistono( hanno un emiciclo di vita di 7 anni). Il loro effetto perciò si cumula e anche se i parametri di emissioni sono bassi sommandosi nel tempo possono diventare dannosi.
I metalli pesanti che evaporano e possono passare con i fumi in forma gassosa sono cancerogeni e mutageni.
Il particolato: con i moderni sistemi di filtraggio si riesce a filtrare particelle che hanno un diametro superiore ai 2,5 nano metri ossia 0,0000000025 metri. Tutto il restante passa dal camino con i fumi. Ovviamente non è detto che tali particole non siano nocive per la salute dell'uomo ma semplicemente che non esiste modo per fermarle. Con buona probabilità questo particolato una volta inalato passa indisturbato negli alveoli polmonari e da qui nel sangue e dal sangue ai vari tessuti ed organi. Essendo per lo più materiale di natura inorganica che il sistema immunitario non può degradare viene da questo incapsulato in un tessuto infiammatorio che permane per un tempo indeterminato. Questa è una situazione che il tipico terreno di coltura per la nascita di neoplasie. Inoltre se le particole sono abbastanza piccole possono passare attraverso le membrane cellulari ed attaccare il nucleo ed il DNA creando modificazioni genetiche. quelle che appunto vengono classificate come nano patologie.
Indagini epidemiologiche universalmente accettate in tal senso non esistono o non sono note e d'altra parte la materia risente fortemente delle pressioni di potenti lobby economiche che fa temere che gli organi preposti al controllo non siano immuni da un pesante conflitto di interessi.
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