La storia del nucleare in Italia è molto controversa, va dalle centrali di Caorso e di Trino Vercellese ai ripensamenti del dopo Chernobyl, dal referendum del 1987 ai recenti accordi tra con la Francia. Nel 1966 con 3,9 miliardi di kWh prodotti l’Italia era il terzo paese del mondo produttore di energia elettrica di origine nucleare. Questo traguardo era stato raggiunto grazie ad una cospicua politica di investimenti attuatasi col prodigo impegno dell’ingegner Felice Ippolito direttore del CNEN ed un favorevole atteggiamento della pubblica opinione nei confronti di detti investimenti. Ma con l’esclusione di Ippolito dalla guida del CNEN avvenuta per un’oscura vicenda, in seguito alla quale fu condannato ad 11 anni di carcere, e con un mutato atteggiamento dell’opinione pubblica, iniziò il graduale disimpegno del nostro paese dal nucleare. Il 26 aprile del 1986 a Chernobyl paese dell’Ucraina ai confini con la Bielorussia (allora entrambe appartenenti all’URSS) all’1,23 del mattino per una serie di incredibili errori umani e manovre sbagliate esplose il reattore quattro della locale centrale nucleare. In seguito all’esplosione, provocata dall’idrogeno che si era sviluppato dall’acqua di raffreddamento per un anomalo ed eccessivo surriscaldamento del nocciolo, il coperchio di acciaio e cemento del reattore volò via ed il nocciolo semifuso rimase scoperto. In tali condizioni furono rilasciate radiazioni 200 volte superiori a quelle che si svilupparono dall’esplosione dell’atomica lanciata su Hiroshima. Esse investirono Ucraina e Bielorussia, lambirono Danimarca e Scandinavia e perfino l’Italia. Il nocciolo del reattore in seguito al calore sviluppatosi dalla reazione, che continuava a procedere, sprofondò per oltre 4 metri nel terreno avvelenando completamente il territorio circostante. I morti, oltre quelli immediati per l’esplosione e quelli fra pompieri e primi soccorritori, mandati allo sbaraglio senza alcuna adeguata protezione contro le radiazioni, per tumori e leucemie indotti dalle radiazioni risultarono nell’ordine delle migliaia e comunque non esiste una precisa stima. La ripercussione nel mondo per tale disastro fu il nascere di un forte sentimento di sfiducia nei confronti dell’energia atomica. Sfiducia che in Italia sfociò nella raccolta di firme per la proclamazione di tre referendum popolari su temi riguardanti il nucleare. Il referendum sul nucleare attestò comunque una sfiducia generalizzata dei più verso l’impiego dell’energia atomica. Si sancì quindi a partire da tale data l’abbandono del ricorso dell’Italia all’energia atomica per produrre energia elettrica. Abbandono che negli ultimi tempi (dall’insediamento dell’attuale governo Berlusconi) è stato rimesso in discussione: è di qualche mese fa l’annuncio del nostro premier di un accordo Italia Francia perla costruzione di 4 centrali atomiche di ultima generazione. Approfondimenti su: L'Italia e il nucleare in energia Nucleare.