Per poter parlare di inquinamento radioattivo occorre avere le idee chiare sul concetto di radioattività e radiazione. Il termine radioattività fu coniato dagli scienziati francesi coniugi Curie che nel 1898 scoprirono il radio e ne studiarono la sua instabilità. In natura ogni sistema tende ad evolversi in maniera da assumere una configurazione a cui competa il più basso stato di energia. In ottemperanza a tale principio fisico generale ciascuna specie atomica tenderà ad assumere una configurazione ossia un rapporto ottimale tra i suoi componenti più elementari(protoni, elettroni e neutroni)tale da poter configurare il più basso stato di energia possibile. Il raggiungimento di tale stato avverrà con un decadimento progressivo in un tempo tipico per ogni specie e con emissioni delle cosiddette “radiazioni”. Il fenomeno sommariamente descritto è chiamato radioattività. Le radiazioni possono essere alfa, beta e gamma. Le prime due sono di natura corpuscolare mentre le ultime sono onde elettromagnetiche di frequenza elevata. Le radiazioni quando interagiscono con la materia cedono energia e modificano la configurazione atomica del bersaglio. Se l’interazione avviene con materiale biologico come il corpo umano le radiazioni possono danneggiare il DNA delle cellule colpite ed indurre mutazioni genetiche. Nei casi gravi di esposizione dell’uomo alle radiazioni può sopravvenire la morte anche in tempi rapidissimi. Per quanto detto si comprende che esiste una radioattività naturale dovuta al normale decadimento degli elementi dispersi nella crosta terrestre. Radioattività che varia da luogo a luogo col mutare della composizione di rocce e terreni. A questa negli ultimi 50/60 anni si è sommata una radioattività da inquinamento prodotta dalle attività umane. L’inquinamento radioattivo può,a seconda delle cause che lo hanno generato, essere: accidentale, bellico ed industriale. L’inquinamento radioattivo industriale è causato fondamentalmente dagli scarti dell’industria estrattiva dell’uranio , dalle scorie radioattive sottoprodotto delle centrali nucleari e dai reattori nucleari in dismissione. L’attività di tali prodotti inquinanti ha una durata dell’ordine delle migliaia di anni ed allo stato attuale non sono note tecnologie che possano abbatterne la pericolosità. L’unica soluzione percorribile perciò è lo stoccaggio in appositi siti ,come miniere dismesse, dopo averle inglobate in colate di cemento. L’inquinamento bellico è dovuto a radiazioni di esplosioni nucleari per esperimenti atomici(la Francia ad esempio ha sospeso i suoi test nucleari nel Pacifico solo negli anni 80) ed a resti di proiettili di uranio impoverito utilizzati per perforare le corazze dei carri armati (vedi guerra Nato nei territori della ex Jugoslavia. L’inquinamento accidentale come indica il termine stesso è quello dovuto ai vari incidenti nucleari di cui il più grave rimane quello della centrale nucleare di Chernobyl. Esistono varie stime del numero di morti prodotti dalla contaminazione radioattiva. Ovviamente tale bilancio non è semplice e fondamentalmente è in discussione l’imparzialità del comitato che lo ha stipulato. Oggetto di forti discordie sono anche i limiti che vengono considerati tollerabili dall’organismo umano. Va tenuto presente che il limite di tollerabilità meno di 1000 Bequerel/g non significa nessun pericolo ma pericolo tale da poter procurare un numero di vittime accettabile se paragonato agli interessi economici in ballo. Ciò detto secondo il CERI(Comitato europeo sul rischio radioattivo)il numero di morti provocato per cancri indotti da contaminazione per radiazioni è 61 milioni. Secondo il CIPR(Commissione internazionale di protezione radiologica) invece il numero di morti per le stesse cause è 1,2 milioni. Approfondimenti su: Inquinamento radioattivo in inquinamento o in energia Ambiente.
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